Questo mio post riprende uno studio fatto per un esame, il mio ultimo esame …ed essendo frutto di un lungo lavoro trovo giusto pubblicarlo e metterlo a disposizione di chiunque sul web. La versione integrale è consultabile e scaricabile a questo link: “Sessualizzazione del mondo dell’infanzia (PDF)”
Qui troverete solo qualche passaggio, ma naturalmente il mio consiglio è di leggere tutto…così da avere una visione completa del mio lavoro e una maggiore consapevolezza del problema.
Spero sia di vostro gradimento..Buona lettura ad ognuno di voi.
<< Noi siamo ciò che guardiamo, buona parte della nostra vita viene trascorsa davanti una TV e principalmente da questa proviene la maggior parte delle informazioni che conosciamo sul mondo, informazioni di qualsiasi genere e argomento, accettando tacitamente tutto ciò che viene propinato dal piccolo schermo. La TV è uno strumento che ha un’incredibile influenza sulle persone, forma il suo pubblico e ne suggestiona le scelte costruendo bisogni fittizi e aspirazioni, in base ai prodotti che vengono sponsorizzati in quel momento.
La TV ha una maggiore presa su quei soggetti più deboli che non hanno acquisito ancora una consapevolezza della realtà circostante, come per esempio i bambini che sono soliti allungare i tempi di esposizione al mezzo rispetto al resto della società. Quanto più tempo il bambino sarà esposto ai contenuti trasmessi, tanto più verrà condizionato nel modo di percepire la realtà. I media sono spesso responsabili di manifestazioni indirette di violazione dell’infanzia con conseguenze irrimediabili. Assistiamo a fenomeni di bambini-adulti che bruciano le tappe ordinarie di crescita verso la maturità, mossi da fenomeni di imitazione ed emulazione di situazioni e comportamenti visti in TV. La situazione arriva all’estremo della sua pericolosità, quando si tratta di bambine che sin dalla tenera età vengono esposte a programmi che incitano una “malsana sessualizzazione”.
Uno studio pubblicato nel febbraio 2007 dalla American Psychological Association dal titolo “Report of the APA Task Force on the Sexualization of Girls”2, analizza le conseguenze di diversi strumenti di comunicazione sulle bambine e ragazzine in età preadolescenziale. I canali di comunicazione analizzati sono: la televisione, i video musicali, i testi delle canzoni, le riviste, i film, i video giochi, Internet merchandising e la pubblicità indirizzati alle ragazzine. Dallo studio si evince che troppo spesso le ragazze vengono incoraggiate ad essere “sexy”, ma una semplice imitazione di gesti e comportamenti senza avere sufficiente consapevolezza di cosa ciò significhi, dei rischi e dei pericoli a cui si potrebbe andare in contro potrebbe avere come conseguenza l’assunzione di atteggiamenti sessualizzanti e oggettivanti. (…)
Le donne della TV italiana e americana sono spesso mute, soprammobili di abbellimento pronte a sorridere a comando, mostrano parti dei loro corpi a favore di telecamera che frequentemente abusa di “close-up”, primi piani di persone, parti del corpo e oggetti; sono ritratte in abiti succinti al limite della nudità e, come se non bastasse, truccatissime e in posizioni sexy, sempre servili nei confronti dei conduttori. Il fenomeno preoccupante, che ultimamente dilaga, è l’abbondanza di volti plastificati di showgirl, presentatrici e attrici e l’idea che la donna debba mantenere una giovinezza e bellezza costante nonostante il passare del tempo.
Proprio perseguendo questo filone, anche il mondo dei giocattoli per le bambine si è adeguato alla “moda” di questi tempi, lo stesso vale per l’abbigliamento. Le ragazzine in età sempre più precoce richiedono vestiti studiati per mettere in evidenza la sessualità femminile, così come è aumentata la richiesta di cosmetici creati appositamente per le bambine e ragazze più giovani. Il rapporto dell’APA afferma che tutti questi settori di influenza combinati insieme producono sulle bambine/ragazzine una serie di problemi sia per la loro sessualizzazione, sia per il rispetto del proprio corpo e che a lungo andare potrebbero sorgere problemi di disordine alimentare, bassa autostima e depressione.
Giocattoli Sessualizzati La bambola per bambine che fino a venti anni fa rappresentava la donna adulta era la “Barbie”, oggi invece sono le “Bratz” a primeggiare incontrastate all’interno del magico mondo dei giocattoli a livello mondiale. Le differenze tra la vissuta e responsabile Barbie e la bambola Bratz sono evidenti sia a livello fisico, ma soprattutto a livello di stile di vita e di valori trasmessi. La spot delle Barbie puntava perlopiù gli aspetti caratteriali della bambola, che seppur bella e sempre in forma, si distingueva per la sua eccellenza nell’essere la protagonista delle fiabe, per un lavoro importante, una famiglia e degli hobby. La Bratz invece si presenta di dimensioni ridotte rispetto alla Barbie, lo spot pubblicitario presenta la bambola come una personificazione della “fashion victim” per eccellenza, questa ha delle proporzioni del viso fuori dal normale: occhi grandi, zigomi evidenziati, labbra carnose, un trucco marcato, vestiti attillati che evidenziano le curve del corpo e dei tacchi vertiginosi. Le bambine di oggi crescono con un’immagine artificiale della bellezza e soprattutto con l’idea che le uniche cose importanti nella vita siano il vestire bene, cantare e ballare.
Lo “spettacolo viene prima di tutto”, in un contesto mediatico di questo tipo di conseguenza lo standard della bellezza fisica è fortemente enfatizzato; i modelli proposti alle bambine non possono che influenzare i modi di approcciare la realtà, i gusti e le movenze. Complici di questi modelli sono i Reality e Talent Show, fra cui “Il Grande Fratello” o “Amici”, seguiti da questo tipo di target e strettamente legati a sponsorizzazioni selvagge che propongono prodotti sessualizzanti in maniera subdola.
Per quanto riguarda l’abbigliamento è da sottolineare un cambiamento non indifferente nelle linee e nella vestibilità di capi largamente commercializzati a ragazzine preadolescenti e disponibili in tutti i negozi. Un terzo dei capi venduti alle giovani sono sessualizzati: abitini e gonne sempre più corte destinati a sottolineare le gambe, maglie scollate che evidenziano le curve quasi inesistenti, t-shirt che riportano parole suggestive come “SEX”, bikini leopardati, jeans attillati o a vita bassa, pantaloncini corti.
Ultimamente in Italia hanno fatto clamore dei prodotti diretti alle bambine, ma appartenenti di solito alla categoria delle adolescenti e adulte, si tratta di capi d’abbigliamento molto diffusi, soprattutto per quanto riguarda i primi.
Scarpe con il tacco L’estate 2011 la Lelli Kelly, nota casa d’abbigliamento per le bambine, ha proposto una nuova linea di scarpe col tacco3 . Questo prodotto è stato sponsorizzato su tutti i media nazionali d’Italia e d’Europa durante le ore pomeridiane ed è stato accompagnato da un invitante regalo, ovvero il “lucidalabbra” alla frutta che serve per “ammaliare” le bambine e far acquistare le Lelly Kelly con il regalo piuttosto che un’altra marca di scarpe di pari o superiore qualità e bellezza. Lo spot 4 punta a sottolineare soprattutto il rumore del tacco, invece della bellezza della scarpa, assecondando quella naturale vanità che ogni bambina riscopre nel gioco quando imita i grandi, truccandosi, mettendosi lo smalto e indossando le scarpe della mamma.
Bikini Push-up. Il Bikini Push-up è stato presentato dalla famosa società Abercrombie & Fitch che per la stagione estiva 2011 ha disegnato una linea di costumi da bagno per bambini e bambine. Il costume per bambine era un “rivoluzionario” bikini pensato per le “ragazze” di età inferiore ai sette anni. Ciò che ha lasciato tutti perplessi è un dettaglio molto evidente e non trascurabile: il pezzo superiore del bikini ha un’imbottitura push-up che serve per spingere in alto e verso il centro i “seni” inesistenti delle bambine.
Il numero di gennaio 2011 di Vogue Francia mostra delle foto di moda che vedono protagoniste delle bambine di 7 anni. Il servizio mostra un’immagine distorta e altamente sessualizzata di piccole “Lolitas” che posano su pelli di animali, con un trucco molto marcato e sguardo seducente. Sono scatti di una carica sessuale esagerata, le pose riprendono quelle tipiche delle fotomodelle professioniste, delle inquadrature già viste nei cataloghi , dove la donna è oggettivata. Allo stesso modo le piccole modelle sono raffigurate come “oggetti accanto ad altri oggetti” distese per terra come fossero corpi morti senza vita, accanto a gioielli e vestiti troppo grandi. Ne consegue una confusa linea editoriale tra la “moda e la pornografia infantile”, una provocazione che prende spunto dal gioco, il gioco di bambine vanitose, e in quanto gioco sarebbe dovuto rimanere tale e quale. >>
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